Soddisfare le intenzioni di ricerca nella SEO è un discorso strettamente legato al successo della propria strategia SEO del proprio sito o dei propri clienti. Non basta essere nei primi risultati su Google, noi dobbiamo offrire a Google keywords che una volta posizionate soddisfano, con il risultato posizionato del nostro sito, l’intento di ricerca degli utenti del motore di ricerca.
Differenza tra query e keyword
Le query sono le ricerche degli utenti, le parole che noi digitiamo nella barra di ricerca o che pronunciamo a voce al cellulare.
Le keyword, invece, sono il concetto astratto della parola collegata alla ricerca degli utenti. Mettiamo che le query siano queste: ricetta risotto alla marinara, ricetta risotto allo zafferano, ricetta risotto agli asparagi. La keyword principale è sicuramente “ricetta risotto”.
Una long tail keyword relazionata alla precedente è “ricetta risotto vegan”.
Cos’è una long tail keyword? È una parola chiave a coda lunga, composta da diverse parole e che va a soddisfare un target ben preciso di utenti.
I risultati restituiti da Google, in questo caso, sono inferiori a quelli della query “risotto”. Le keyword a coda media e lunga di solito hanno una competitività più bassa.
Soddisfare le intenzioni di ricerca:
Utilità della long tail keyword
Le long tail keyword hanno un utilità per il professionista della SEO. I vantaggi delle keyword con meno ricerche ma più specifiche sono:
– Una più bassa concorrenza: grazie al fatto che vanno ad identificare ricerche più dettagliate e meno generiche, hanno un numero di utenti inferiori che le cercano e meno pagine che le citano. Questo significa che, in genere, la concorrenza è inferiore a quelle generiche, perciò è più facile posizionarsi bene e in alto per questa keywords.
– Rispondono meglio ad un’esigenza meglio individuata dall’utente e dal contenuto posizionato per quelle parole chiave. Questo significa che quando l’utente di Google atterra sul nostro sito, si trova di fronte un contenuto più preciso e adatto alle sue esigenze.
La bassa concorrenza ci permette un miglior posizionamento, il secondo fattore, l’esigenza soddisfatta, ci permette di adeguarci all’intenzione di ricerca iniziale, rendendo attento e soddisfatto il navigatore che entra nel nostro sito. Il nostro sito, con i suoi contenuti e il suo ‘appeal’, renderà più semplice poi convertire il lettore navigatore in cliente, vendendogli un servizio o prodotto oppure facendolo entrare in contatto con la nostra azienda con un form o con un numero di telefono suggerito.
La semantica dietro a Google
Paragrafo Tratto da PennaMontata.it
Google ci restituisce risultati che non sono legati solo alla keyword, ma che l’algoritmo interpreta l’intento che sta dietro all’uso che ciascuno di noi fa della keyword quando digita sulla sua barra di ricerca.
Queste sono le 3 principali intenzioni di ricerca degli utenti:
- intento informazionale (know query e know simple query);
- intento navigazionale;
- intento transazionale.
Analizziamole nel dettaglio.
Intento informazionale
La maggior parte delle ricerche su Google rientra in questa categoria. In questa fase l’utente non vuole comprare nulla. Vuole solo sapere di più su un determinato argomento. Digiterà quindi sulla barra di ricerca quelle che Google chiama know query.
L’obiettivo delle persone è solo informazionale; quello del copywriter è il clic e la permanenza sulla pagina web.
Ora continuiamo ad approfondire l’intento informazionale, perché le domande che rientrano in questa categoria non sono ancora finite. Ci sono anche le know simple query, ossia quelle query che prevedono una risposta oggettiva e veloce che può essere risolta con poche parole. Le know simple query sono usate soprattutto nella ricerca vocale, ricerca che sta prendendo sempre più piede.
Le indicazioni sull’intenzione di ricerca per una determinata keyword sono direttamente utilizzabili per costruire le nostre pagine, i nostri contenuti: molto probabilmente chi è interessato all’altezza di Messi è curioso di conoscere anche quella di Cristiano Ronaldo, Neymar, Ibrahimović e di un sacco di altri calciatori.
Se curi un blog di sport, questo è un topic SEO su cui puoi lavorare. Potresti fare un articolo sulle varie altezze dei campioni e rispondere così alle curiosità di diversi utenti.
Intento navigazionale
L’intento navigazionale coincide con una ricerca di brand. L’utente cerca un sito in particolare e spesso digita direttamente la sua url.
Intento transazionale
L’utente ha bisogno qualcosa, che sia acquistare un biglietto aereo, trovare il numero di un ristorante o un account Gmail.
Per esempio cerchiamo un hotel a Firenze, e appaiono risultati su alberghi disponibili nel capoluogo toscano su Booking e altri portali legati al turismo.
Soddisfare l’intenzione di ricerca: conclusioni
Quando si preparano dei contenuti per il nostro sito Web, bisogna avere chiaro l’obiettivo di quel contenuto. Il fine ultimo solitamente è far compiere un’azione precisa all’utente: scaricare una guida, iscriversi a una newsletter o acquistare un prodotto.
Alla luce di questi obiettivi – soprattutto dell’ultimo – alle query viene dato un valore. Quelle informative sono di “basso valore” perché sono ancora lontane da un processo di acquisto. L’utente entra in un articolo, lo legge, se lo ritiene utile lo condivide (questo è comunque un discreto obiettivo realizzabile) e poi esce. Le query navigazionali e transazionali, invece, hanno un “alto valore”, perché l’utente sa già cosa vuole ed è intenzionato a compiere un’azione.
Se il tuo obiettivo è la vendita non puoi permetterti il lusso di non prendere in considerazione l’intento informazionale dell’utente. È da qui che parte il processo che porta all’acquisto di un bene o servizio.
Mettiamo tu abbia una piccola catena di bed & breakfast a Roma: scrivere articoli su Roma, sulle bellezze di Roma, sulle gite a Roma, sui week-end nella Capitale farà sì che il tuo blog aziendale diventi il punto di riferimento per i turisti innamorati della Capitale. Hai gettato il seme e, piano piano, raccoglierai i frutti. Sul web, prima di ricevere, si deve dare.
Fonte:
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