Diciamo subito che non sono esperto di economia. Quel poco che ho letto è dovuto a studi scolastici ed universitari, ed è talmente poco rinfrescato da studi più approfonditi che potrei avere confuso leggi economiche importanti. Questo non vuol dire che, nel mio blog, io non possa dare la mia opinione come un comune uomo di strada, che magari è completamente a digiuno di economia politica.
Ciò che sto notando della grave crisi economica che attraversa l’Europa, che ha portato l’Italia in deflazione ed in stagnazione, è che si sta curando il malato in modo omeopatico. Il debito elevato accompagnato da un regresso del PIL ha portato i tecnocrati dell’Unione Europea ad ignorare, volutamente o meno, che non si può risollevare una economia che retrocede negli indicatori economici senza un adeguato piano di investimenti.
Chi ha studiato John Keynes, l’economista inglese, sa che tassare riducendo i consumi in un periodo di crisi economica impedisce il risollevarsi del Prodotto Interno Lordo. La cura Monti di anni fa è stata deleteria per questo al nostro Paese, già in crisi. Togliere denaro a chi lo deve consumare per acquistare beni e anche investire in economia, con le tassazioni più robuste, impedisce che un Paese possa crescere economicamente.
Keynes nota che è utile invece investire nel Paese che si trova in una situazione depressa, per aumentare i parametri economici e sviluppare una tendenza positiva.
La mia personale idea da profano è, che se l’Italia non ha il denaro necessario nei suoi conti per risollevare l’economia, servirebbe un nuovo piano europeo di aiuti in mezzi di produzione ed in investimenti di infrastrutture.
Invece di vedersi come un contabile severo, la UE veda se stessa come opportunità di crescita per uno dei suoi membri fondatori: cominci a finanziare con interventi massicci la crescita dell’Italia, soprattutto delle imprese che poi assumeranno, ma anche nel settore pubblico, con una sorta di piano Marshall, come lo stesso piano che favorì la rapida riprese nell’Europa martoriata del secondo dopoguerra.
Ovviamente non sono in grado di supportare questa mia opinione con cifre, dati, esempi di intervento: questo andrebbe demandato agli esperti di Bruxelles, peraltro così bravi a strutturare logiche economiche ferree come nel caso del contenimento del debito pubblico.
Si può dire che servirebbe un intervento per la crescita, questo sì. Non solo contenimento del debito, ma accrescimento del PIL tramite un piano di investimenti pluriennale con soldi UE, che peraltro l’Italia non saprebbe ben spendere come nel caso dei corsi di formazione professionale con fondi europei, quasi totalmente inutili e parlo per esperienza diretta.
I fondi europei metterebbero in moto un’economia stagnante e deflattiva che a lungo termine porterà scompensi strutturali in un Paese dove non si riesce più a trovare il bandolo della matassa.